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Randa e Clivo, progettati per l’outdoor. L’idea di design di LucidiPevere

Credits Fabrizio Cicconi

Oggi ci aprono le porte del loro studio i designer Paolo Lucidi e Luca Pevere. Un duo creativo che interpreta il design con prodotti semplici, forme giustificate da un pensiero che supera il semplice aspetto, prodotti che mirano alla longevità.
Parliamo con loro di design e di due progetti, Clivo e Randa, disegnati per Arrmet. Una coppia tradizionale, tavolo/sedia, con caratteristiche distintive e votati a far vivere l’outdoor, così come gli interni, del settore contract e residenziale.

Considerate i vostri progetti come qualcosa di ‘organico’, intuitivo, o sono al contrario frutto di un processo di riflessione, che parte da un’analisi razionale?

LucidiPevere: Il pensiero è alla base dei nostri progetti, che a volte possono risolversi in una forma organica.

Anche la collezione Randa è un esempio di struttura funzionale e armonica. Che tipo di sedia è, come la descrivereste?

LucidiPevere: Abbiamo sempre considerato Randa come un vero e proprio intreccio di materiali. Una struttura in metallo portante fatta di tondini – la trama – e corda nautica – l’ordito – utile per resistere anche al più difficile ambiente marino e per dare comfort e morbidezza alla seduta.

Randa nasce da un disegno, un’idea, o è nata da una struttura, da una geometria, che poi è stata ‘riempita’ con l’intreccio in corda?

LucidiPevere: Randa nasce dalla volontà di creare un progetto a metà strada tra l’industriale e l’artigianale, così com’è stato per altri nostri progetti. Ci affascinava l’idea di dare una forma precisa alla corda, che solitamente è lasciata libera o semplicemente tesa. In Randa, la treccia nautica, proveniente dal distretto navale della nostra terra, viene intrecciata al metallo, per creare una superficie continua curva e confortevole alla seduta, una forma organica, appunto, tessuta su una rigorosa struttura metallica.

In che rapporto sono struttura ‘minimale’ e resistenza?

LucidiPevere: Abbiamo usato un tubolare metallico per la slitta, che fosse il più ridotto possibile per preservare resistenza e leggerezza visiva. L’intreccio, di uno spessore più elevato, crea un minimo di morbidezza che, unita all’ergonomia della seduta, l’ha resa da subito un prodotto molto apprezzato, a cui non era necessario aggiungere cuscinature.

È una sedia che vi interessa ancora, che può essere oggetto di ‘revisione’ o che vi piacerebbe declinare in altri modelli?

LucidiPevere: Essendo uno dei best seller dell’azienda è stato recentemente oggetto di un restyling estetico, che lo ha reso ancora più contemporaneo e bilanciato nelle forme. Inoltre, stiamo lavorando su un possibile ampliamento di gamma che possa arricchire ancora di più la collezione.

È nata per l’outdoor ma come la immaginate all’interno? In che tipo di ambiente o atmosfera?

LucidiPevere: Diversi locali e ristoranti hanno utilizzato Randa in interno oltre che in esterno, spesso in situazioni osmotiche, dove lo spazio di convivialità va da dentro a fuori e viene messo in risalto grazie all’utilizzo di un unico modello di seduta. La corda lo rende un prodotto caldo, tessile, inoltre, grazie a una precisa scelta cromatica, permette di inserirlo anche in contesti al chiuso e sofisticati. Randa è una collezione molto versatile dove la funzionalità si sposa perfettamente con estetica e materiali.

Come verificate il comfort di un modello?

LucidiPevere: Ovviamente usandolo, sedendoci, simulandone l’utilizzo al tavolo… Controlliamo bene l’oggetto anche da dietro, quando è accostato al tavolo, per capire quale sia il primo impatto di chi ci si avvicina per utilizzarlo in un ambiente.

Un altro prodotto progettato per Arrmet è Clivo, da cui è nata una collezione di tavoli destinati anche all’esterno. Come si collocano i tavoli nel vostro design? Hanno un ruolo da protagonisti o sono la risposta a una necessità di mercato?

LucidiPevere: È sempre difficile disegnare un tavolo perché, il più delle volte, il suo ruolo è proprio quello di sparire nell’ambiente in favore delle sedute. Da qui la difficoltà di disegnare un prodotto riconoscibile, eppure invisibile.

Qual è il concept di Clivo?

LucidiPevere: Il tentativo è stato quello di creare un continuum tra fusto e base elaborando le linee per dare carattere ai quattro raggi. Hanno lo stesso linguaggio ma sono molto diversi per sezioni e tecnologie.

Il concetto da cui nasce è una proposta o risponde a una richiesta dell’azienda?

LucidiPevere: Il concetto è nostro, come per ogni progetto concepito, il brief è dell’azienda come spesso, ma non sempre, accade. Arrmet è un’azienda di sedute, che vuole proporre un tavolo coerente con la propria immagine e i propri prodotti. Questo è ciò che ci hanno chiesto.

Perché avete scelto questi materiali per realizzarlo, alluminio, HPL, impiallacciato, marmo?

LucidiPevere: La palette materiali utilizzata è ciò di cui sono fatti gli interni. Clivo ha quindi la possibilità di essere vivace o sobrio, modulando i colori con cui viene verniciato. Può essere naturale con il piano in legno, resistente in esterno grazie all’alluminio, così come la sobrietà della base può facilmente supportare marmi preziosi o bordi in ottone.

Clivo in italiano significa pendio, collinetta, che rapporto ha la linea curva con il design di Clivo?

LucidiPevere: In questi progetti, una piccola sezione può cambiare l’aspetto generale del prodotto. La piccola sezione del piede di Clivo disegna una lunga sommità e due pendii molto dolci, che risalgono la colonna fino al piano. Ovviamente impercettibili e impossibili da collegare al nome, sono importanti per chi li disegna: sono i dettagli che risolvono la forma.

A quale stile si ispira il modello Clivo?

LucidiPevere: Non c’è uno stile a cui si ispira come per tutti i progetti che facciamo. È il nostro modo di disegnare e non sappiamo fare diversamente. Quando succede di scostarcene, finiamo per pentirci.

Lavorate molto con mobili da esterno? Pensate che questo sia un campo in evoluzione?

LucidiPevere: Assolutamente sì. Ormai è sotto gli occhi di tutti l’importanza che spazi all’aperto, residenziali e non, hanno assunto, in particolare durante e dopo la pandemia. Da sempre considerato quasi esclusivamente come settore adibito al relax, recentemente l’outdoor ha iniziato anche a coinvolgere anche l’ambito del lavoro. Se già da qualche anno assistiamo all’evoluzione dell’ufficio verso aspetti più domestici, dove la qualità della vita migliora sempre di più, oggi che l’esterno rappresenta il culmine di tale qualità, il lavoro sta uscendo all’aria aperta.

Qual è il progetto che vi manca, che vorreste realizzare?

LucidiPevere: A volte l’idea di porre delle bandierine in ogni settore ci ha sfiorato, ma alla lunga ci siamo accorti che non è importante: anche l’ennesima sedia può essere il progetto tanto atteso. Dipende da dove si inizia e dove si arriva.